OVVERO RICCO E RICCO VAN D’ACCORDO
di Bertolt Brecht
regia di Claudio Orlandini
con Carola Boschetti, Cinzia Brogliato, Antonio Brugnano, Laura Laterza, Claudio Orlandini
musiche originali Gipo Gurrado
luci Fausto Bonvini
trucco Beatrice Cammarata
scene e costumi Alessia Bussini
aiuto scenografia Anna Colombo
aiuto regia Luca Liberatore
foto di scena Roberto Rognoni
Gli attori entrano e prendono parte alla commedia, che a poco a poco declina in farsa senza soluzione alcuna.
Gli attori sono uomini, uomini come noi, divergono tra loro in differenze che altrove potremmo dire sottili, ma nella farsa che andiamo a raccontare tali scarti si notano, eccome! Il paese dove avvengono i fatti è un paese lontano, lasciato dietro l’angolo apposta per non sentirne troppo l’odore di somiglianza, imbarazzante somiglianza con cose che accadono a pochi passi da noi, se non addirittura qui.
Il gioco è l’antico gioco di ombre e luci che attirano lo sguardo in un altro punto della scena, mentre davanti agli occhi si consuma la tragedia dell’uomo nella sua completa stoltezza: gli attori proveranno a divertirci ma dovranno arrendersi alla caduta, inevitabile caduta che l’uomo acconcia per i propri simili, e che nemmeno più chiama come tali. Ci alzeremo da terra con la sensazione che qualcosa sia cambiato o stia per cambiare, anzi no. con la sensazione di esser venuti per nulla, e che tanto sapevamo già come sarebbe andata a finire, e che siamo rimasti immobili comunque, e che non era affar nostro ma degli attori invertir la storia, e il corso delle cose.
E ci alzeremo da terra per tornare anche noi alle luci e alle ombre di quello che non vogliamo vedere. “Invincibile rimane l’antica differenza, quella tra il ricco e il povero. Il contadino voleva esser la lenza ma l’han pescato, non fa più resistenza…”.
Bertolt Brecht
il testo
Scritto da Brecht tra il 1931 e il 1934, durante il suo allontanamento forzato dalla Germania e durante l’ascesa di Hitler, Teste tonde e teste a punta resta una delle opere meno conosciute dell’autore tedesco. Il testo porta alla luce la discriminazione razziale utilizzata dal potere come pretesto per allontanare lo sguardo dai problemi economici dello Stato. Nel paese inventato da Brecht la guerra si decide a tavolino, il clero offre aiuto solo in cambio di offerte, la giustizia sposta la bilancia sempre e soltanto a favore del più potente: una metafora visionaria che non si ferma al tempo in cui venne disegnata, ma prosegue attraversando la nostra storia con straordinaria attualità.
note di regia
La scena di un circo, o se preferite di un processo. Il pubblico disposto ai lati che è chiamato in causa, costretto a prendere posizione. Il percorso intrapreso durante il montaggio dello spettacolo ha coinvolto gli attori in una contaminazione di stili recitativi che partono dalla commedia dell’arte fino ad arrivare a tagli più grotteschi: la cifra dello spettacolo si esprime così nelle penombre espressioniste del cabaret brechtiano, in una continua citazione dei personaggi da parte di attori che entrano ed escono dal centro della scena per approdare al camerino a vista, dove tornano a essere uomini, attori, ombre. L’idea di raccontare una storia così poco conosciuta nell’universo di Brecht nasce dal bisogno, o meglio, dall’urgenza di urlare con forza il male della storia, questo suo essere così penosamente ripetitiva senza alcun riscatto per coloro che ne portano il peso.
Teste tonde e teste a punta_scheda pdf
NOTA TECNICA
spazio scenico
dimensioni minime 6mX6mx3m
carico luci: 20KW
graticcio, o americane su palco
tempi
tempi di montaggio: 8 ore
tempi di smontaggio: 2 ore
durata spettacolo
100 minuti