“Abbiamo cominciato a costruire un totem – chissà perché poi – un totem di cartone in mezzo a questa piazza – era la fine gli anni Settanta, era arrivato il Living in Italia e aveva fatto vedere che cos’era il Teatro di strada, il Teatro di denuncia, gli attori che si spogliavano in piazza, che si denudavano, era una cosa bellissima. Abbiamo costruito questo totem, non so perché, non riesco a spiegarmi razionalmente cosa fosse per noi questo totem, e a un certo punto ci siamo messi a costruirlo prima e poi con dei bastoni a distruggerlo. Per noi quello era il teatro, avevamo 17 anni e avevamo voglia, molto probabilmente di farci sentire – questo lo posso dire oggi – avevamo voglia di urlare la nostra voglia di essere nel mondo, e appunto, ancora una volta, probabilmente la nostra voglia di essere visibili a qualcuno. Non ci vedeva nessuno perché non arrivava nessuno. Noi mettevamo dei cartelli “Venite a vederci, performance”, muta tra l’altro, perché le parole erano difficili da dire. Quello che era interessante era usare la nostra energia, il nostro corpo, la nostra forza fisica. Ecco, e qui è iniziato, devo dire – c’ero solo io, ai tempi, e meno male perché loro erano molto più giovani – il percorso del Comteatro.”
Claudio Orlandini